La notte si facevano le cose più assurde, le più sporche, i sorrisi maligni e le parole volgari, che sarebbero ritornate alla mente il giorno dopo, e che avremmo cercato di nascondere perfino a noi stessi.
Era per questo che preferivo la mattina, quando il sole sorgeva, quando c’era l’assoluzione dei peccati, quando non si scopava ma si faceva l’amore, quando io, tu e tutte le persone tornavamo ad avere una coscienza.
Sapevo quello che era sbagliato, quello che mi nuoceva, ero cosciente di tutto, ero io che mi distruggevo corpo e anima; ero io, me stessa, la causa dei miei mali, ma nonostante questo, nonostante io potessi fermarmi (almeno credevo) in qualsiasi momento, non lo facevo.
C’era una cosa che mi mancava: mi mancava l’amore; l’amore per la vita, per le persone, per gli uomini, ma soprattutto mi mancava l’amore per me; anche se d’amore me ne era stato dato tanto: dai miei, dagli amici e dagli uomini, eppure questo troppo amore mi disgustava a tal punto che non ero capace di provarlo.
Non ho mai capito a fondo il valore dei giorni che ci sono stati concessi, e probabilmente non lo capirò mai; vedo l’inutilità e la futilità in cui sono immerse la mia vita e la vita degli altri, ma non sento la paura, non sento la tristezza, semplicemente sono indifferente: vorrei poter dire che ciò mi spaventa, ma non lo fa, sono completamente apatica.
Forse è per questo che bevo, che vado con gli uomini, per l’assenza di amore e di emozioni che mi riempie, o che mi svuota: come preferite voi.
La notte è buia, è un tribolare di ombre spente, che si liberano, che vengono alla luce, è la casa dei peccati, il rifugio per i disgraziati e per i suicidi.
Sì per i suicidi, tutti noi sappiamo quanto tutto ciò ci danneggi, ma il punto è che noi la voglia di vivere non ce l’abbiamo, non vogliamo continuare la routinne che ci opprime, semplicemente siamo meno forti, meno determinati, meno degni di nascere, e molto, molto più sfaticati di tutti voi.
Ma attenzione, ogni caso, per quanto poco complicato sia, è diverso.
Ci sono coloro che vogliono dimenticare, quelli che vogliono provare emozioni nuove, e coloro che non hanno nient’altro di meglio da fare; siamo però, tutti legati da dei vincoli: la morte, il peccato, l’egoismo e l’autolesionismo.
La mattina invece è tutta un’altra storia, ho sempre amato l’alba, non che mi desse speranza, nemmeno quella riuscivo a provare, ma almeno me la immaginavo, insieme a tutti quei sentimenti che in precedenza mi animavano; sognavo di poter rinascere, di togliermi di dosso questo corpo, troppo secco, e questi occhi troppo scavati che avevano perso a poco a poco la brillantezza e il cui colore azzurro si era man mano spento, portando via con se anche le pupille, trasformandole in cerchi neri piccoli come spilli e scuri come le occhiate che circondavano i miei occhi.
Quando il sole sorgeva riuscivo a pensare, e confesso che era allora che credevo che qualcosa sarebbe riuscito a salvarmi, credevo, perchè era l’unica cosa che mi rimaneva.
La mattina mi sentivo più umana, anche se essere umani non è poi un gran pregio, ma almeno mi sentivo, e per me non era avvenimento da poco.
Vagavo per Amsterdam insieme alla mia anima sbattuta e ferita sui sedili della mia mini, guidavo piano, cosa che di solito non facevo, di solito andavo velocemente ovunque volessi, la notte sfidavo la vita, volevo vedere se era poi così difficile morire; ma al sorgere del dì riuscivo a mettere in pace i miei dolori. Naturalmente era solo una cosa momentanea.