Sull'altro lato della luna.

Teneteveli stretti i vostri pezzi di ricordo.
Vi capiterà di averne bisogno in una notte senza luna.. quando tutto sembrerà inutile ed avrete la sensazione di essere davvero su questo pianeta, ma per fortuna in una posizione privilegiata per guardare le stelle.

giovedì 8 marzo 2012

Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e bontà.

Cari lettori, e lettrici, questo è un mio tema scolastico, sulla prima guerra mondiale, visto che mi sembrava carino ho deciso di postarlo quì; a voi i giudizi!
Doveva essere una guerra lampo, così ci avevano detto, addirittura nella seconda lettera di Giulio, era arrivata la notizia che per Natale sarebbe di certo tornato a casa, e ci avrebbe raccontato tutto ciò che era successo in guerra.
Ma i mesi passavano, era arrivato già settembre e nessun accenno di Giulio sulla fine della guerra.
Quest’ultima era passata da guerra –lampo a guerra di trincea e logoramento.
Con il passare del tempo le lettere di mio fratello erano sempre meno, e sempre più corte.
Ogni volta si scusava di scriverci così poco, ma diceva che era quasi impossibile trovare tra i soldati ancora in vita una persona che non fosse analfabeta (anche noi lo eravamo) disposta a perdere tempo a scrivere una lettera senza nemmeno essere pagata.
Aveva finito con le ultime lettere quelle poche monete che aveva  e ora non poteva più permettersi qualcuno che scrivesse al suo posto, e doveva vendere anche i vestiti se voleva contattarci.
Le condizioni al fronte erano tremende, così lui ci raccontava.
Rinchiusi in quella striscia di terra senza poter vedere ne prati ne verdi colline molti impazzivano; le notti poi erano spesso passate in bianco da tutti, solo i caporali avevano qualche coperta e qualche giaciglio, i comuni soldati come lo era Giulio, o dormivano in piedi come i cavalli, oppure immersi nel fango.
A peggiorare la situazione c’era anche la puzza dei cadaveri che iniziava a farsi sentire e le malattie per la scarsa igiene; basti capire che aspettavano la pioggia per lavarsi.
Le razioni di cibo erano misere.
Insomma le condizioni in cui Giulio viveva ormai da mesi erano veramente disumane.
Ogni giorno andavo a controllare se fosse arrivata qualche nuova lettera e ogni giorno dopo aver finito di lavorare me ne tornavo a casa e passavo il resto della giornata sulla veranda ad aspettare invano il ritorno di Giulio.
Era tutto un chiedersi perché, perché le persone devono litigare e mandare a morte altri individui come mio fratello.
Passavo notti insonni da quando Giulio non era a casa, avevo iniziato a parlare da sola, sperando che Giulio potesse sentirmi e rispondermi.
La mamma era gravemente malata, e papà non parlava più dalla partenza di suo figlio per il fronte.
La verità era che loro avevano già da tempo capito, che il viaggio di Giulio non comprendeva un ritorno.

Ci volle comunque poco perchè io mi rendessi conto che quella era la verità, e i duri fatti in poco tempo mi crollarono addosso come macigni.
Giulio infatti non tornò mai a casa.
Verso dicembre il postino ci portò un’altra lettera dal fronte, l’ultima, solo che ora non era di sua, era del suo ufficiale, che ci informava  della morte di mio fratello.
In cambio della vita di Giulio ci avrebbero dato alcune monete d’oro.
Ma io non volevo i soldi, volevo indietro mio fratello, che era morto, per una causa, per qualcosa che nemmeno conosceva.


Spero vi sia piaciuto :)
Sara.